Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla.
Sii gentile. Sempre.
Platone
Non possiamo mai giudicare le vite degli altri, perché ogni persona conosce solo il suo dolore e le sue rinunce. Una cosa è sentire di essere sul giusto cammino, ma un'altra è pensare che il tuo sia l'unico cammino.
Paulo Coelho
Spesso mi sono soffermata a pensare al giudizio della gente, ogni volta che scorro la bacheca di Instagram, ogni volta che mi è capitato di parlare con qualcuno, io stessa in passato dettai giudizi senza pietà. Il fatto è che è molto facile vivere la vita degli altri, mentre è molto difficile vivere la propria.
Non sono un'ipocrita, come prima ribadisco che ho giudicato in passato, riguardando indietro, da me non me lo sarei proprio aspettata, poiché da sempre ho dovuto convivere con giudizi alla mia persona costanti e spietati, so quanto è distruttivo emozionalmente e a livello di crescita personale. Eppure crescendo ho adottato anche io questi comportamenti sbagliati, non li giustifico ma nemmeno li etichetto come disumani, al contrario sono comportamenti che fanno parte dello spettro umano, più comunemente di quanto si pensi è la facilità in cui ci si imbatte sia da spettatore che da vittima o da autore.
Quanto è sbagliato e normale questo comportamento, tanto che passa inosservato, eppure bisognerebbe soffermarsi a pensare quanto male si produce nell'effettuarlo, quanto odio verso vite altrui, verso scelte differenti.
Esistono le nostre scelte e le scelte degli altri, le nostre non saranno sbagliate ma chi ci dice che quelle degli altri lo siano! Esiste una molteplicità di pensieri una varietà infinita di vedere il mondo e di vivere la vita, tale differenza dovrebbe offrire spunti di riflessione e non generare invidia o odio scellerato.
Se qualcuno stilasse un manuale su come sarebbe meglio vivere la vita e vedere le cose e ci obbligasse a seguirlo, chi non protesterebbe! ci sarebbe una rivolta, ognuno inciterebbe alla libertà di opinione e di pensiero se non alla libertà di poter scegliere sulla propria vita senza interferenze, chi accetterebbe di vivere secondo gli ideali di altri, con regole che non appartengono alla nostra morale e non contengono le nostre radici di pensiero. Eppure se pur di fronte a tali riflessioni non si smetterebbe di giudicare.
Cosa dunque possiamo dedurre da tutto ciò, che forse l'uomo è per natura ipocrita? Forse; di certo è zeppo di insicurezze e paure, (tanto da chiedersi se faccia davvero parte della specie dominante), esse portano al desiderio di confrontare le proprie scelte con altre, per stabilirne la superiorità.
Ciò che deduco io, dopo averci riflettuto, è che vi è una certezza ed è la normalità e l'errore di tale comportamento.
Ognuno deve ragionare per sé, secondo le proprie esperienze e non curarsi delle scelte di vita altrui e badate che si parla di scelte di vita, di nient'altro, esiste un'arma contro il proprio atteggiamento al giudizio affrettato ed è sicuramente l'empatia, ma anche il ragionamento, la conoscenza e il rispetto, bisogna riuscire a sporgersi oltre il parapetto di ignoranza (la propria) per poter vedere la realtà, le motivazioni, i vissuti, le emozioni che caratterizzano le scelte.
Bisogna aprire l'occhio dell'empatia e chiudere quello dell'apparenza.
25/04/2020
Genesi dell'imperfetto
Fondamentalmente ciò che mi passa per la testa
sabato 25 aprile 2020
venerdì 24 aprile 2020
"Se guarderai a lungo nell'abisso,
anche l'abisso guarderà in te."
E.A.Poe
il sogno
Voglio iniziare questa pagina del mio diario virtuale, descrivendo un sogno che feci tanti anni fa.
Sogno dell'aprile 2013, mi addormentai nel mio letto, aprii gli occhi e non sapendo dove fossi, una luce mi ferì la retina, una luce alquanto strana, quasi deformata da una specie di filtro, come quando si guarda intensamente il sole e la luce si distorce rivelando un cerchio scuro al suo interno, una massa nera che oscura la vista.
I miei occhi si abituarono alla luce e di fronte a me ecco che si disegnò un paesaggio singolare, piccole e tonde colline perfettamente semisferiche ricoperte d'erba ondeggiante e davanti a me una strada di sabbia bianchissima, piccola si diramava attorno alle colline seguendone il perimetro.
Avanzando sulla soffice sabbia alzai gli occhi e notai che il cielo nuvoloso era basso, potevo quasi toccarlo, le nubi dense come se fossero di granito riprendevano il disegno collinare del paesaggio sottostante, come se ogni collina avesse una gemella nuvola sopra di essa, il disegno speculare si differenziava solo dal colore delle nubi e del sentiero di cielo attorno ad esse, il quale era verde fosforescente.
Mi accorsi di non essere sola ma non ne fui sorpresa, come un'ombra silenziosa una ragazza mi seguiva, sapevo chi fosse ma non ne ricordavo il nome, ebbi la sensazione, dal profumo dell'aria,che stesse per piovere e condivisi il pensiero con la mia amica, ma non piovve, decidemmo in silenzioso accordo di tornarcene a casa, quando ci voltammo però, notammo che non vi era un punto di partenza bensì il paesaggio si estendeva all'infinito.
Decidemmo dunque di proseguire, nel camminare fummo attirate da qualcosa che volteggiava in cielo, un pettirosso, ma rosso fuoco, un gigantesco pettirosso interamente colorato di rosso, volava sopra le nostre teste, senza un perché decidemmo di catturarlo, svolgemmo una rocchetta di filo nero e cercammo di afferrare l'artiglio del pettirosso, esso, non appena lo toccammo si sciolse tra le nostre dita e si trasformò in uno sciame di colibrì, uno sciame compatto che formava in cielo la sagoma del pettirosso.
Non potemmo fare altro che restare a guardarlo, stupite ma non troppo.
Ecco il mio sogno, non sono in grado di analizzarne il significato, solo il senso di angoscia e stupore di quando mi svegliai. appena sveglia quella mattina decisi di scrivere il mio sogno, perché troppo singolare per lasciarlo andare.
Ecco per questo ho iniziato questo diario, ci sono troppe cose che meriterebbero di essere scritte per non lasciarle andare, troppe cose che offrirebbero spunti di riflessione interessanti, ci sono troppi particolari che meriterebbero un momento in più di riflessione.
Questo diario è fatto per offrire spunti di riflessione su accadimenti, pensieri, momenti di vita che probabilmente andrebbero dimenticati.
anche l'abisso guarderà in te."
E.A.Poe
il sogno
Voglio iniziare questa pagina del mio diario virtuale, descrivendo un sogno che feci tanti anni fa.
Sogno dell'aprile 2013, mi addormentai nel mio letto, aprii gli occhi e non sapendo dove fossi, una luce mi ferì la retina, una luce alquanto strana, quasi deformata da una specie di filtro, come quando si guarda intensamente il sole e la luce si distorce rivelando un cerchio scuro al suo interno, una massa nera che oscura la vista.
I miei occhi si abituarono alla luce e di fronte a me ecco che si disegnò un paesaggio singolare, piccole e tonde colline perfettamente semisferiche ricoperte d'erba ondeggiante e davanti a me una strada di sabbia bianchissima, piccola si diramava attorno alle colline seguendone il perimetro.
Avanzando sulla soffice sabbia alzai gli occhi e notai che il cielo nuvoloso era basso, potevo quasi toccarlo, le nubi dense come se fossero di granito riprendevano il disegno collinare del paesaggio sottostante, come se ogni collina avesse una gemella nuvola sopra di essa, il disegno speculare si differenziava solo dal colore delle nubi e del sentiero di cielo attorno ad esse, il quale era verde fosforescente.
Mi accorsi di non essere sola ma non ne fui sorpresa, come un'ombra silenziosa una ragazza mi seguiva, sapevo chi fosse ma non ne ricordavo il nome, ebbi la sensazione, dal profumo dell'aria,che stesse per piovere e condivisi il pensiero con la mia amica, ma non piovve, decidemmo in silenzioso accordo di tornarcene a casa, quando ci voltammo però, notammo che non vi era un punto di partenza bensì il paesaggio si estendeva all'infinito.
Decidemmo dunque di proseguire, nel camminare fummo attirate da qualcosa che volteggiava in cielo, un pettirosso, ma rosso fuoco, un gigantesco pettirosso interamente colorato di rosso, volava sopra le nostre teste, senza un perché decidemmo di catturarlo, svolgemmo una rocchetta di filo nero e cercammo di afferrare l'artiglio del pettirosso, esso, non appena lo toccammo si sciolse tra le nostre dita e si trasformò in uno sciame di colibrì, uno sciame compatto che formava in cielo la sagoma del pettirosso.
Non potemmo fare altro che restare a guardarlo, stupite ma non troppo.
Ecco il mio sogno, non sono in grado di analizzarne il significato, solo il senso di angoscia e stupore di quando mi svegliai. appena sveglia quella mattina decisi di scrivere il mio sogno, perché troppo singolare per lasciarlo andare.
Ecco per questo ho iniziato questo diario, ci sono troppe cose che meriterebbero di essere scritte per non lasciarle andare, troppe cose che offrirebbero spunti di riflessione interessanti, ci sono troppi particolari che meriterebbero un momento in più di riflessione.
Questo diario è fatto per offrire spunti di riflessione su accadimenti, pensieri, momenti di vita che probabilmente andrebbero dimenticati.
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